
Si è chiuso ufficialmente questo pomeriggio il cantiere in via al Poligono di Quezzi alla presenza dell’Assessore comunale all’Ambiente, Matteo Campora, Massimo Ferrante, Presidente Municipio Bassa Valbisagno e Francesco Chiantia, dirigente AMIU Bonifiche.
L’attività di bonifica del versante è stata aperta lo scorso 10 ottobre ed è durata 35 giorni; affidate ad AMIU Bonifiche, società specializzata del Gruppo AMIU, e operazioni di bonifica della ‘storica’ discarica sovrastante il rio Finocchiara che si immette nel rio Fereggiano, con un fronte operativo lungo oltre mezzo chilometro e una profondità vicino ai 25 metri in scarpata.
In collaborazione con Polizia Municipale sono stati rimossi complessivamente 55 carcasse di motoveicoli e parti di veicoli per circa 2 tonnellate.
Sono stati recuperati quasi 6 tonnellate tra manufatti e detriti contenenti amianto che sono stati avviati a specifiche filiere di smaltimento. Circa venti tonnellate di detriti abbandonati lungo la viabilità e lungo la scarpata sottostante. Più di otto le tonnellate di ingombranti, di legno e di elettrodomestici riportati alla luce, insieme a 200 chili di pneumatici fuori uso, due tonnellate di metallo, insieme a quasi due tonnellate e mezzo di rifiuti non differenziabili. Quantità tutte inviate ad impianti e piattaforme di recupero AMIU.
In media sono stati presenti nel cantiere sei operai che hanno operato con imbragatura di sicurezza vista la ripidità dell’area di intervento, si tratta di personale altamente specializzato e abilitato a lavori su funi di tipo alpinistico. Inoltre sono stati utilizzati specifici mezzi come un escavatore da 80 quintali per rimozione detriti da demolizione e, per venti giornate un mezzo semovente con braccio telescopico capace di una estensione fino a 20 metri supportato da un verricello, ha permesso il recupero dei rifiuti abbandonati lungo la scarpata.
Ricordiamo che solo durante il 2021 gli interventi richiesti dalla Direzione Ambiente di rimozione e avvio a recupero o smaltimento sono stati un centinaio, di cui 30 a carattere oneroso e tutte per il ripristino di scarpate e di altre aree difficilmente accessibili e che, come per Quezzi, si sono degradate proprio per la presenza di rifiuti abbandonati da ignoti.
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